Firenze città del profumo: ripercorrendo le orme dell’antica tradizione profumiera fiorentina
L’epoca del Rinascimento è sinonimo di Firenze, città delle arti e del genio creativo per eccellenza, che tra la fine del 1300 ed il tardo 1400 è stata centro del mondo e culla di capolavori la cui importanza è riconosciuta a livello universale. Non tutti sanno però che proprio nel corso di questa epoca fu perfezionata anche un’altra arte, quella profumiera, e che è proprio a partire dall’antica tradizione profumiera fiorentina che la profumeria contemporanea ha preso il via, grazie anche all’intercessione di una giovane Caterina de’ Medici che elevò questa arte destinata a diventare uno status-symbol indispensabile per la convivenza sociale della nobiltà europea e delle classi più agiate.
Il profumo era una pratica già ampiamente diffusa presso le principali civiltà antiche, che però venne in larga parte abbandonata nel corso del Medioevo. Fu proprio durante il Rinascimento che l’usanza tornò in auge presso le principali corti italiane. Quasi tutti i conventi dei maggiori centri urbani d’Italia avevano almeno un frate alchimista che si dedicava alla lavorazione delle erbe e all’estrazione delle loro essenze, e Firenze non faceva eccezione: al convento di Santa Maria Novella, dove ancora oggi sorge la più antica officina farmaceutica del mondo, i frati domenicani iniziarono a studiare le proprietà delle erbe officinali ponendo di fatto le basi per l’arte profumiera. All’inizio del Cinquecento in città i profumi erano regolarmente indossati dalle dame di ricco lignaggio o nobile casato, e tra queste una grande appassionata era Caterina de’ Medici, pronipote di Lorenzo il Magnifico.
Nel 1533 Caterina si trasferì a Parigi per andare in sposa a Enrico D’Orleans, futuro re di Francia, introducendo nella corte francese molti usi e costumi legati alla cultura toscana: dall’utilizzo della forchetta alle eccellenze enogastronomiche locali come l’olio d’oliva, i formaggi e il vino del Chianti, fino all’uso del profumo. La giovane nobildonna infatti aveva portato con sé da Firenze il suo profumiere di fiducia, Renato Bianco. Divenuto noto ai francesi con il nome di René le Florentin, l’alchimista fiorentino aveva appreso i segreti della distillazione delle erbe dai monaci del convento di Santa Maria Novella, e una volta giunto in Francia si impegnò a diffondere la sua conoscenza nelle arti profumiere contribuendo alla nascita di una miriade di nuovi profumieri pronti a soddisfare la crescente domanda della nobiltà francese. In una realtà tanto sfarzosa e raffinata quanto maleodorante, e che già attribuiva un enorme valore all’esteriorità, il profumo andava a rappresentare il pezzo mancante per aumentare il proprio prestigio sociale, nonché un prezioso mezzo per facilitare i rapporti interpersonali.
Ben presto i francesi conquistarono il primato di profumieri, conservandolo per oltre due secoli. Tuttavia la tradizione profumiera fiorentina vive ancora oggi, tramandata ed espressa da tante realtà artigiane d’eccellenza. Realtà come Aquaflor, che si dedica all’antica arte della profumeria seguendo le tecniche e i segreti di un tempo, ma con un occhio che guarda al presente e al futuro. Una casa di profumeria unica nel suo genere: da un lato una produzione artigianale completamente centralizzata nel nostro prezioso laboratorio sotterraneo garantisce un pieno controllo sulle lavorazioni e ci consente di perseguire la massima qualità su ogni singola boccetta prodotta; dall’altro, una vocazione per l’apertura alla condivisione e alla contaminazione rende Aquaflor ben più di una casa di profumeria, bensì un punto di incontro per diverse forme artistiche e un luogo dove vivere un vero e proprio viaggio sensoriale: entrare in Aquaflor significa interrompere la linea del tempo e immergersi in un mondo fatto di odori, sensazioni, ricordi e bellezza. Un mondo dove, grazie anche ai workshop condotti dai nostri esperti profumieri, ogni visitatore ha la possibilità di vivere un'esperienza da ricordare per sempre.